Giu 10, 2019 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Quale il DIRITTO dell’assassinato.

Quale il DIRITTO dell’assassinato.

Eccolo puntuale il nostro sociologo Gianfranco Oppo “frustrato” per lo stato di detenzione a vita di Mario Trudu , ora ritenuto una persona diversa perché ha intrapreso un percorso di serio pentimento e quindi pronto per essere riinserito tra gli uomini pacifici. E’ la linea di pensiero di quella marea di uomini che proclamandosi  progressisti hanno portato il bel paese Italia nella più totale confusione innanzitutto culturale , sociale ed economica . Scuola allo sbando, famiglia che non esiste più, droga a gogò, giovani senza aspirazioni alla ricerca di tanti soldi che gli assicuri vita agiata e spensierata. Dall’altra un piccolo gruppo di altri cittadini timorosi e paurosi di essere zittiti e sbeffeggiati per non essere in linea con le  ideologie dominanti  dello sfascio  che portano pian piano verso il baratro al pari di certi animaletti  che  guidati dal solo istinto  corrono verso il suicidio di massa. E sì,  parlo di conferenzieri e divulgatori di sistemi educativi. Paladini  e estremi difensori  di ogni deviazione per le quali  sanno spendere e usare parole giuste, sacrosante di  giustificazione.   Cosi che le efferatezze dei delitti e le violenze oggi perpetrate diventano materiale di consumo, materia buona di argomentazioni infinite  per giornali e televisioni naturalmente  con l’assistenza di autorevoli studiosi , in aumento esponenziale ,di esperti psicologi, psichiatri, sociologi.

Non c’è da meravigliarsi. E’la società della Repubblica Italiana. Una Repubblica originale dove imperversano milioni di regole. Tutte impugnabili e dove a gran voce si può gridare , con gran seguito “non toccate caino”. Ma anche “Viva la droga”. Dove impunemente certi politicanti fautori della liberalizzazione della droga sfidano, consumandola apertamente, le leggi dello stato. E dove si mette in carcere a marcire senza prove solo per testimonianza di un comprovato  delinquente  cittadini pacifici(Vedi il caso Tortora). Chentu concas, chentu berritasa, diceva mi’ babbo ad indicare il gran casino vigente in questa Repubblica italiana dove l’assassinato non ha diritto di esprimere la sua volontà.  Proprio cosi emerito Dott. Gianfranco Oppo. Lei , in buona compagnia, Garante degli assassini a cui vuole riconoscere il pentimento e concedere la libertà è  al corrente dei diritti degli assassinati? Manco per sogno. Gli assassinati non ci sono più. Non possono parlare né lamentarsi. Sono polvere. Eppure non è cosi Dott. Oppo. A differenza degli animali noi uomini siamo sempre vivi  per un tempo indefinito determinato  dall’umana memoria. E allora , Giancarlo Bussi, assassinato aveva tante cose da fare , da dire , da proporre a noi consumatori, ai figli, agli amici. Giancarlo Bussi amava la vita, la sua libertà. Giancarlo Bussi era un creativo che amava la gente con cui si interfacciava nella ricerca del reciproco bene. Un essere sociale pronto a ogni sfida. Giancarlo Bussi impersonificava un progetto. Un balordo, stupido uomo che aspirava ad avere tanti danari senza lavorare, si è arrogato il diritto di sentenziare che la vita del Bussi doveva finire. Certamente a  Giancarlo Bussi avrà dato un indescrivibile fastidio. Certamente come minimo avrebbe chiesto “vendetta”. Dott. Oppo si sente forse scandalizzato?  Se si , Giancarlo Bussi mi riferisce e mi autorizza a illustrarLe  una serie di altri concetti.  All’orecchio, però. Mi chiami

 

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